Sharing economy & sharing mobility: cambia il modo in cui viviamo la città

13 luglio 2018

La sharing economy è, letteralmente, l’economia della condivisione. Secondo uno studio portato avanti da PriceWaterouse Coopers, il giro d’affari che questa genera potrebbe valere 570 miliardi di Euro entro il 2025 in termini di volumi di transito.

Un valore cresciuto del 77% fra 2015 e 2014, in grado di assicurare alle piattaforme che operano in questo ambito nel vecchio continente ricavi per 83 miliardi di euro. In Europa le regioni più sviluppate sono quelle del Nord, come Germania e Gran Bretagna, che registrano più di 50 imprese già operative sul mercato, Olanda e Spagna tra 15 e 30, mentre Italia e Polonia meno di 25.

Nonostante l’Italia abbia poche imprese già operative sul mercato nell’ambito della sharing economy, una ricerca condotta dall’Università degli studi Niccolò Cusano rivela che il nostro è tra i primi tre paesi per numero di fruitori e conoscitori di questo tipo di economia. L’utente medio di questi servizi è maschio nel 56% dei casi, sotto i 44 anni per il 74%, istruito e residente nell’Italia settentrionale per il 53%.

Ma non finisce qui. All’interno della sharing economy sta prendendo sempre più piede la sharing mobility, secondo quanto sostenuto dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, ente nato nel 2015 e promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Nel triennio 2015-2017 il numero totale dei servizi di mobilità condivisa è aumentato del 17% all’anno, con una crescita del 57% nelle regioni del sud. Dei 357 servizi di mobilità condivisa, ben il 76% del totale è rappresentato dai servizi di bike sharing, segue il car sharing con il 10% circa, mentre il carpooling (come Bla Bla Car, per intenderci) è al 3%. Lo scooter sharing, invece, è ancora un fenomeno di nicchia, con soli 3 servizi attivi alla fine dello scorso anno.

A offrire un servizio di bike sharing sono colossi del settore come Mobike, Obike, Ofo, ma anche startup italiane come Shike che, selezionata dal programma di accelerazione di Hubble, offre un bike sharing senza stazioni, molto più comodo rispetto alle postazioni fisse che obbligano gli utenti a riporre la bicicletta al suo posto. Ed è proprio la comodità di servizi come questi, chiamati free floating, ad aumentare la presenza di biciclette condivise anche in Italia.